Anche quest’anno gli abitanti della Contrada delle Grobbe di Corbiolo (comune di Bosco Chiesanuova) si sono trovati la sera dell’ultimo giorno di febbraio per “Nar incontra marso”.

Con pentole, cucchiaia, “cioche” e qualsiasi altro arnese che produca rumore si sono recati sul versante del vajo di Squaranto. Giunti al punto d’incontro si sono messi a chiamare le altre persone, che si erano radunate sul versante opposto del vajo, con schiamazzi e battere di pentole.

Dopo l’iniziale confusione hanno recitato la filastrocca, come da tradizione, per propiziare la bella stagione.
Si tratta infatti di un “rito” nato per favorire la stagione primaverile in modo da ottenere buoni frutti.
Sembra che questo rito abbia avuto inizio circa alla metà del 1800, quando un vecchio mendicante era giunto nella contrada delle Grobbe per chiedere la carità, proprio alla fine di febbraio.
Dopo aver bussato ad una porta per avere qualcosa da mangiare, aveva chiesto agli abitanti per quale motivo loro non andassero “Incontra marso”.

Vedendo che non ne sapevano niente, il vecchio aveva deciso di insegnare loro come si dovesse svolgere il rito.
Infatti per la prima volta, quella sera di fine febbraio, si erano radunati vicino al vajo, sulle sengie, e avevano iniziato a chiamare gli abitanti della parte opposta.
Dall’altro lato le persone, spaventate da tutto il baccano, avevano pensato che fossero “le grida delle anime del purgatorio che stavano salendo verso il paradiso”.

Questo non era stato il primo dei riti propiziatori che venivano fatti nella contrada, infatti, alla fine di dicembre, si usava anche bruciare un ceppo d’albero e spargerne le ceneri nel campo, sia perché rendevano più fertile la terra, sia perché svolgevano la funzione di antibatterico.
Il ceppo che si bruciava simboleggiava l’anno vecchio che giungeva alla fine.

Il rituale di “Nar incontra marso” era stato fatto per l’ultima volta nel 1975 ed è stato ripreso solo in seguito, negli anni ’90.
Durante l’evento si finge di sposare una ragazza di una delle due contrade con un ragazzo di quella al lato opposto del vajo, per simboleggiare la nascita di una nuova vita.

Negli ultimi anni la regola vuole che il versante su cui si trova la contrada delle Grobbe debba scegliere la ragazza, mentre sull’altro lato debbano scegliere il ragazzo.
Una volta sposati i due giovani, le compagnie si incontrano insieme, un anno da un lato e un anno dall’altro, per festeggiare allegramente.

Si mangiano dolci e si beve vino o cioccolata calda e si gioca alla lotteria.
Ormai è divenuto parte della tradizione mettere come primo e secondo premio una gallina e un coniglio.

La filastrocca che si urla da un lato all’altro del vajo di Squaranto è divertente e scherzosa.
Il passaggio finale del testo, riferendosi alla dote della giovane che si dà in sposa, dice:

“La ga tre nogare de drìo la cà:
una l’è seca, una lè tompestà
e col’altra no la ghe’n fa”.

Questo rito è divenuto oggi non solo un modo per rendere la stagione primaverile propizia, ma
anche per stare insieme, per riunire le persone e trascorrere una serata un po’ come ai vecchi tempi:
chiaccherando e bevendo insieme al calore di un

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bel fuoco.

Silvia Canteri