Cari parenti e amici d’Italia,

Dopo un periodo di 38 anni di vita missionaria in Brasile, non posso lasciar passare questo Natale senza dirvi qualcosa a riguardo dell’Amazzonia, che è stata oggetto di un Sinodo speciale realizzato in Vaticano, lo scorso ottobre, dal Papa Francesco. Pur non essendo mais stato ad abitare in Amazzonia, sono in buona parte coinvolto anch’io nei gravi problemi che riguardano quei territori, sia per motivi di politica, come per altri che riguardano la natura, la religione e la vita vegetale, animale e umana. Per dirvi un esempio, tutta l’enorme area occupata dal Brasile sente l’influsso dell’Amazzonia nei cambiamenti atmosferici e climatici, nelle varie stazioni dell’anno.

Il territorio dell’Amazzonia è grande come tutta l’Europa occidentale. È una delle parti ancora non bene esplorate dell’America. Consta però che è ricchissima, non solo di piante esotiche di legno pregiatissimo, ma soprattutto di giacimenti di oro, niobio, pietre preziose, petrolio e altro. Dunque, un territorio che nasconde enormi risorse e ricchezze.

La maggior parte dell’Amazzonia si estende nel Brasile, ma altri otto paesi ne contengono una parte notevole ciascuno. Sono: Venezuela, Colombia, Equador, Perù , Bolivia, Guaiana, Suriname e Guaiana Francese, la quale fa capire i frequenti interessati interventi sull’Amazzonia di Macron, attuale Presidente della Francia.

Ho sempre seguito con angustia, perplessità e tristezza le notizie di ogni anno, riguardanti le grandi devastazioni che sono operate in quei preziosi territori, sempre nutrendo la speranza che prima o poi prevalesse il buon senso e l’interesse per il mondo e i suoi naturali equilibri. Purtroppo invece, proprio quest’anno gli incendi e le aggressioni alla natura si sono moltiplicati a dismisura. Sotto questa tragedia mondiale giocano giganteschi interessi economici, che puntano sull’Amazzonia valutandola soltanto dal punto di vista dello sfruttamento interessato.

Passano in secondo ordine, o addirittura sono messi in disparte, altri valori fondamentali per l’umanità, quelli soprattutto del rispetto alla vita di chi abita da sempre in quei territori. D’altronde, nulla di nuovo, perché è sempre stato con questi criteri che nei secoli passati sono state devastate altre enormi estensioni di terre, in questa immensa America, disprezzando in assoluto i diritti di sopravvivenza dei nativi che in esse abitavano da sempre.

Qui sono sparite intere etnie. Milioni di indigeni sono stati uccisi, intere tribù decimate, lingue e culture antiche cancellate definitivamente. Al primo posto ci furono sempre gli interessi economici e di conquista.

Ci si domanda allora: ma la Chiesa e i missionari da lei mandati, come si sono comportati?

I missionari in loco facevano del loro meglio, in generale. Ma la Chiesa-Istituzione non era informata di quanto succedeva e qualche suo raro intervento tendeva ad appoggiare i punti di vista dei colonizzatori, come fu nel caso delle “Reducciones” dei Gesuiti, in Paraguay.

Oggi c’è in atto, in Amazzonia, un processo che ripete i fatti del passato. Incendi provocati, devastazioni programmate, nativi con la sopravvivenza a rischio o, nella migliore delle ipotesi, destinati ad essere spostati dai loro territori, perdendo la loro identità e cultura.

Adesso, anche la Chiesa-Istituzione è bene informata su tutto questo. Ed è próprio per questo che Papa Francesco prende posizione a favore della vita e della dignità delle popolazioni minacciate di perdere i loro diritti di persone e di figli di Dio.

Il Papa non si prodiga soltanto in beneficio dei cattolici o cristiani. Lo fa in beneficio delle persone umane, senza mire proselitiste o interessi economici. Francesco mette la persona umana al primo posto e vuole che la Chiesa si impegni in questa linea di azione. Purtroppo, il suo atteggiamento entra in conflitto con immensi interessi di tutt’altro genere, il che provocherà situazioni simili a quelle che esistono in Europa con il problema dei profughi e immigrati.

Negli anni della mia presenza in Brasile ci sono stati diversi casi di assassinato di persone di chiesa, a causa del loro decisivo impegno nel proteggere le minoranze native dell’Amazzonia. Ricordo cinque esempi, fra tanti altri: il sacerdote comboniano di Padova, P. Ezechiele Ramin;  il laico cristiano brasiliano Chico Mendes; la suora brasiliana Cleusa Rody Coelho;  il sacerdote francese Daniel Meire; la suora statunitense Dorothy Stang. Tutti uccisi per lo stesso motivo: perché davano appoggio alle popolazioni minacciate nei loro territori.

Per il Natale di quest’anno, valga questa riflessione:

A Gerusalemme, Giuseppe e Maria non trovarono un luogo decente per la nascita del Messia. Esistono oggi, nel mondo, persone e popolazioni intere prive di casa, di lavoro, di cose indispensabili per la vita, o addirittura con la sopravvivenza a rischio. Tra loro, tantissimi bambini.

Viva Papa Francesco, che si preocupa dei poveri e dei sofferenti dell’umanità attuale! Viva la Chiesa che lo sa capire e lo segue con entusiasmo!

Che il Natale ci apra a una nuova visione di mondo e sproni la nostra indifferenza, dove essa è presente. È questo che auguro a tutti i miei amici, con affetto, in Cristo.

P. Renzo