Carissimi parenti e amici,

in prossimità del Natale e ancora addolorato per la recente morte di mia mamma, mi permetto di farle un elogio anche nel messaggio che ho l’abitudine di mandarvi tutti gli anni.

Mamma Teresa ha sempre riempito il mio cuore di forti emozioni e gioie. La risposta alle chiamate vocazionali che ho sentito dal Signore nella gioventù e anche, ripetute volte, lungo il resto della mia vita, mi ha portato a vivere quasi sempre lontano da lei. Lontano fisicamente e geograficamente, ma non dal punto di vista affettivo e di sintonia col volere di Dio.

A dire il vero, lei ha manifestato varie volte il desiderio di avermi più vicino, specialmente da un paio di decenni a questa parte; e questo desiderio a volte mi sconvolgeva e mi obbligava a interrogarmi se coi miei genitori io stessi mettendo in pratica, o no, il quarto comandamento della Legge di Dio. Ma lei stessa, con la consueta delicatezza e bontà, volle tranquillizzarmi alcuni anni fa con questa frase, per me profondamente significativa: “… Ma capisco che la tua missione è quella là!”. Evidentemente si riferiva al Brasile, dove lei era venuta per ben tre volte in passato, come prima ancora aveva seguito i miei passi nei diversi luoghi in cui mi trovavo, sia in Italia come in Spagna.

Grazie, mamma, per quanto hai fatto per me. Grazie per l’affetto che mi hai dato e palesemente dimostrato durante la tua lunga vita. Ne avrei di cose da manifestare in questo commiato natalizio, ma mi limito soltanto a mettere in evidenza l’appoggio che ho ricevuto da te nel seguire la mia vocazione di prete, di religioso e di missionario.

Grazie Signore e grazie Maria! Perdonate le mancanze della vostra figlia Teresa e prendetela in cielo con Voi. E là ci attenda tutti, con la solita pazienza e il solito sorriso.

Aggiungo un pensiero natalizio.

Il distacco causato dalla lontananza, da me vissuto tante volte e accentuato ora dal potere della morte, mi ricorda quello di Maria, quando il Figlio Gesù ebbe a lasciare Nazaret per seguire la sua missione. Mi ricorda anche gli emigranti veneti, quando lasciavano i nostri paesi per avventurarsi in regioni sconosciute del mondo: so qualcosa delle loro sofferenze, per le testimonianze che ho ascoltato dai loro discendenti trovati in Brasile e in Argentina. Mi ricorda anche le sofferenze, spesso sconosciute, degli attuali emigranti e profughi che vengono qui nei nostri paesi d’Europa. Siano o non siano della nostra religione e cultura, il Signore non può non amarli. Perché Lui li ha creati! Sono figli suoi, non dimentichiamolo.

Auguro a tutti Buon Natale e Buon anno 2019.

 

P. Renzo Florio